NON SOFFIATE QUEL FISCHIETTO!

Inutile nascondersi dietro a un dito: il black bloc c’è. E non solo lo sbrodolone intervistato oggi da La Repubblica delle Manette sul quale rinvio all’articolo del Nostromo “Teoria e prassi del perfetto imbecille“.

Lo abbiamo visto in azione insieme ai suoi compagni e magari lo conosciamo personalmente.

È un idiota con la testa piena di vento coperta da un passamontagna nero che ha radicalizzato 35 anni di cazzate sparate da fior d’intellettuali avvezzi a chiamare “rivoluzione” ogni scoreggia di una folla che chiamano “moltitudine” o a teorizzare l’erotizzazione dello scontro, per poi alla fine giurare che la moneta nazionale è un “bene comune”.

La sua fretta di passare all’atto non è che la triste eiaculazione precoce del militante frustrato che da tempo prova allo specchio la sua faccia cattiva.

La sua passione? Parodiare la rivoluzione anche se non sa né cos’è (l’indignazione anticasta armata di molotov?), né contro chi la fa (contro il potere finanziario? contro Berlusconi? contro l’asse Sarkozy-Merkel che strozza il capitalismo straccione d’Italia, Grecia, Spagna, ecc.?), né – errore fatale! – di chi fa il gioco (del “buon” capitalismo di stato? della fabbrica di plusvalore contro la banca?).

Molti di noi hanno civettato a lungo col pensiero che alimenta il black bloc – alcuni perché disorientati, altri in cerca di una scorciatoia per colmare un vuoto teorico. Gli stessi che oggi, a due giorni dal 15-O romano, corrono a ripararsi dove possono con le mani in alto gridando: “Io non c’entro! Io non c’entro!”

Non sorprende poi che ciascuna delle due grandi fazioni della classe dominante in lotta in Italia strumentalizzi prontamente una tale esibizione di coraggio da parte di chi dovrebbe piuttosto difendere questo straccio di movimento. Ed ecco cosa resta dell’ennesima “rivoluzione”: una spietata campagna elettorale con altri mezzi veicolata da codardi.

Sì, perché di codardi si tratta quando sentiamo dire che il black bloc è un infiltrato inviato da Berlusconi per attuare la strategia della tensione.

Non solo è una brutta bugia, ma è un atto di delazione vero e proprio di cui ci si dovrebbe vergognare.

Non difendo il rivoluzionario mascherato (chi è quello spiritoso che ha detto: “Zorro“?) perché in fondo è un “compagno che sbaglia” (infatti è una testa di cazzo col cappuccio punto e basta), ma perché l’errore più grave in questo momento è consegnarlo al vero Nemico che è lo Stato, con la sua Costituzione, le sue leggi, la sua polizia, i suoi tribunali e le sue prigioni. E non sto alludendo ad un possibile Stato autoritario prossimo venturo di tipo “classico” con camicie nere e stivali lucidi, ma a quello promesso dalla schiuma dei democratici che si esprimono oggi dalle pagine dei quotidiani, con Di Pietro in testa che invoca nientemeno che il ritorno alla legge Reale.

Giudichiamoli noi, isoliamoli noi, prendiamoli noi a pedate nel culo questi imbecilli vestiti di nero. Ma per favore: non soffiate quel fischietto!

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